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L´opinione di Cevolani

Pubblicato il 02 Feb 2023

 

 

Interessi economici e strategici  dominano la scena internazionale

 

Ragioni ideologiche prevalenti su quelle economiche? Ragioni etnico-religiose più forti dell’ affaristica? Troppo spesso ci troviamo di fronte a questi interrogativi e sempre piu’ emerge il convincimento che dietro la propaganda politica che tanto serve nel condizionare il consenso popolare, le ragioni economiche e in generale l’affaristica siano soprattutto in questo terzo millennio i più potenti motori che portano i popoli a scontrarsi tra loro.

La guerra in Ucraina e prima in Afghanistan ne sono, almeno in parte, un ben triste esempio.

La supremazia nel mondo dal controllo delle risorse naturali e minerarie

Oro e platino sono giustamente considerati i metalli preziosi per eccellenza tanto da portarci a fantasticare sull’ ELDORADO, il leggendario impero delle Sette Città d’Oro (Sette Città di Cibola) che portò alla spedizione di Francisco Vásquez  de Coronado del 1540 attraverso il territorio del New Mexico alla ricerca di queste mitiche città. I tempi però sono cambiati così come le nostre esigenze, e con le esigenze le priorità imposte da un mondo tecnologicamente sempre più evoluto che necessita sempre più di metalli misconosciuti come le terre rare (REE, Rare Earth Elements) o conosciuti ma un po’ snobbati almeno fino alla rivoluzione industriale, come il litio, utilizzato in special modo nelle leghe conduttrici di calore, nelle batterie delle auto e come componente in alcuni medicinali e tungsteno, utilizzato non solo nei filamenti delle lampadine a incandescenza e fluorescenza, ma per i macchinari a raggi-X, le lenti per macchine fotografiche, le automobili, gli aeroplani, i telefoni e i radar. .

È risaputo che senza l’uso dei metalli la tecnologia e la civiltà non sarebbero esistite. Metalli come le terre rare, oro, rame, zinco, platino sono stati estratti sulla Terra per migliaia di anni e sono vitali per la civiltà, ma le loro scorte sono limitate in parte perché non provengono dal nostro pianeta. In origine la Terra era una massa allo stato fuso: molti metalli preziosi erano attratti verso l’interno: per via di questo processo gli elementi pesanti sono sprofondati al centro della Terra; nel raffreddamento si è formata una crosta costituita dai materiali leggeri. Per nostra fortuna si stima che circa 3,8 miliardi di anni fa, trilioni di asteroidi si siano schiantati sulla Terra depositando uno strato di metalli pesanti sulla crosta terrestre. Tutti i metalli preziosi che estraiamo sulla Terra provengono da corpi celesti. Il bombardamento di asteroidi ha depositato metalli che hanno reso possibile l’Età del Bronzo, l’Età del Ferro e l’odierna civiltà tecnologica, ma tanti metalli – compresi gli elementi delle terre rare necessari per la tecnologia – sono sempre più introvabili. L’utilizzo delle terre rare (REE – Rear Earth Elements), elementi chiamati anche lantanidi che nella tavola periodica degli elementi chimici vanno dal 57 al 71, si estende quasi illimitatamente in industrie di primaria importanza come l’aerospazio e difesa, l’energia nucleare, i superconduttori per alte temperature, i cavi di fibre ottiche a larghissima banda, i computer e i telefoni cellulari, l’acciaio e i pigmenti per le ceramiche. E’ il caso di dire che l’industria militare, aerospaziale ed elettronica dipendono da questi metalli misconosciuti.

Per avere una vaga idea dell’importanza strategica che può avere il monopolio di queste terre rare basta seguire le scelte commerciali della Cina negli ultimi 40 anni. Nel 1985 il governo cinese alla guida di Deng Xiaoping avvia la produzione di terre rare su larga scala dal giacimento di Bayan Obo nella Mongolia interna scoperto nel 1927, immettendo così sul mercato mondiale 8.500 tonnellate di terre rare pari al 21 per cento della produzione globale contro le 13428 tonnellate prodotte dagli Stati Uniti, allora principale produttore. Intorno al 1990, la Cina è diventata il più grande produttore al mondo di elementi delle terre rare superando gli Stati Uniti.

Nel DONBASS si scontrano interessi economici e strategici

Il Donbass, terreno di scontro che vede Russia e Ucraina nemici irriducibili dal 2014, pur essendo etnicamente paesi affini al punto da essere considerati fratelli o perlomeno cugini. Non solo ricco di grano e materie prime alimentari, il Donbass fa gola per le sue riserve minerarie e terre rare che alimentano industrie di tutti i tipi.La regione orientale dell’Ucraina è storicamente ricca non solo di miniere di carbone, ferro, metano, manganese, cobalto, ma anche litio, titano e metalli rari considerati fondamentali sia per lo sviluppo tecnologico che per la transizione energetica. Secondo un report della Banca mondiale, citato da STARTMagazine, in Donbass ci sono 900 siti industriali, 40 fabbriche metallurgiche, 177 siti chimici ad alto rischio, 113 siti che usano materiali radioattivi, 248 miniere, 1.230 chilometri di tubature che trasportano gas, petrolio e ammoniaca, 10 miliardi di tonnellate di rifiuti industriali. Dietro la propaganda dell’operazione speciale condotta dalla Russia in Donbass finalizzata a portare soccorso alla popolazione russa schiacciata e discriminata dal governo di Zelensky, si nasconde la determinazione di considerare il Donbass una miniera inesauribile di risorse minerarie oltre al decantato gas. Tutto il gas neon nel mondo, per esempio, fondamentale per i microchip, proviene per il 90% dal Donbass. A Odessa l’azienda Iceblick fondata a inizio anni ’90, produce il 65% di tutto il neon mondiale ed è fornitrice privilegiata della Silicon Valley. Non è un caso che per gli analisti la seconda fase della guerra ucraino-russa, inizierà proprio a conclusione del primo anno di guerra e considera il Donbass come l’obiettivo primario.

Chiunque controlli l’Ucraina controllerà il motore economico, la sicurezza energetica e una posizione strategica e sicura per lo sviluppo dell’Euroasia. Al secondo posto in Europa per le riserve di gas, l’Ucraina ha infatti il 10% delle riserve mondiali di ferro, il 6% di titanio e il 20% della grafite. Ottava riserva al mondo di manganese, nona di uranio, il paese ha anche ingenti giacimenti di ossido di litio, stimati in 500.000 tonnellate
Stati Uniti ed Europa puntano a impedire alla Russia di dominare l’Europa attraverso la dipendenza energetica e mineraria. Poichè i combustibili fossili sono destinati all’esaurimento in tempi vicini, l’Ucraina del futuro – con il DONBASS in prima linea – sarà un nuovo e incontaminato ELDORADO di risorse naturali ancora da sfruttare.

Il popolo ucraino (compresa la minoranza russa) appare sempre più in mano a multinazionali occidentali, russe e cinesi senza alcuno scrupolo, un vaso di coccio che si trova nel bel mezzo di due grandi otri metallici che lo stanno sbriciolando. Il primo, in nome della difesa della minoranza russa in Ucraina, il secondo in nome di una democrazia sempre più in crisi in Occidente. Mentre tutti si dichiarano solidali per la pace, si può comprendere perché nessuno degli attori principali in gioco concretamente la vuole. Con la guerra ucraino-russa in corso, ci troviamo di fronte all’ennesima svolta nella strategia repressiva che vuole colpire chi si oppone alla lobby politico-affaristica che governa il mondo. La guerra è vista da entrambi i blocchi (Occidente da una parte, Russia e Cina dall’altra) come l’unico mezzo per assicurarsi la futura supremazia produttiva ed economica. E’ questa una rappresentazione dell’ipocrisia della geopolitica che dietro la propaganda maschera il vero volto degli interessi dettati dal miraggio dei megaffari.

Afghanistan, non solo oppio: una miniera di terre rare e tant’altro

A più di un anno dalla partenza delle forze occidentali dall’Afghanistan, il Paese si ritrova sconvolto da una profonda crisi economica e umanitaria. Fame e disperazione hanno riattivato un’industria da sempre redditizia nella regione: i laboratori di droga dove centinaia di afgani lavorano nella produzione di metanfetamine con il tacito consenso dei talebani. L’Afghanistan è il principale esportatore mondiale di oppio, e questa espansione preoccupa le autorità sanitarie di tutto il mondo.

Ben pochi sanno che oltre all’oppio, esistono risorse minerarie inimmaginabili. Rilievi e studi geologici intrapresi dall’US Geological Survey in collaborazione con l’omologo afghano (AGS) avevano da tempo dimostrato la presenza non solo di 1,4 milioni di tonnellate di terre rare (il deposito di Khanneshin nella provincia di Helmand, all’epoca una roccaforte dei talebani, è ritenuto il più grande giacimento a livello mondiale), ma anche di 60 milioni di tonnellate di rame, 2,2 miliardi di tonnellate di ferro, gemme preziose e altri metalli non ferrosi, per un valore stimato tra 1 e 3 trilioni di dollari, secondo le stime più recenti. Analisi precedenti effettuate dall’Unione Sovietica tra gli anni Settanta e Ottanta avevano già stimato il potenziale minerario afghano, portando i sovietici a spendere miliardi di dollari per costruire l’infrastruttura mineraria necessaria. Tuttavia, con il ritiro delle truppe sovietiche nel 1989 i progetti furono abbandonati, per essere riavviati, almeno sulla carta, dai colleghi americani e inglesi nel 2003. Non si tratta, d’altronde, solo di minerali. Secondo un rapporto afghano, l’Afghanistan potrebbe contare su riserve pari a 200 milioni di tonnellate di petrolio grezzo e 400 miliardi di metri cubi di gas naturale, mentre nelle province di Tajik Basin e Amu Darya Basin si troverebbero altri giacimenti non ancora scoperti.

Nel 2014, un articolo comparso su Scientific American recitava: «[…] i vasti depositi di terre rare e minerali critici trovati in Afghanistan dai geologi americani sotto la copertura militare potrebbero risolvere la carenza mondiale e strappare il Paese dalla dipendenza dell’oppio e dal controllo dei talebani»

«Continuiamo a cercare di insegnare la democrazia alle altre culture, ma in alcuni casi serve un dittatore perché le cose funzionino», afferma il regista e attore Clint Eastwood in un’intervista al magazine tedesco Focus.«Abbiamo cacciato Saddam Hussein e lo abbiamo eliminato, tutto questa suona molto bene, ma alla fine la situazione va male lo stesso, se non peggio», sostiene Eastwood vicino al Partito Repubblicano che non si considera comunque un conservatore e in politica estera si dichiara isolazionista, affermando che «gli USA non dovrebbero esportare la democrazia in paesi che possono vivere in pace solo sotto dittature». (ClintEastwood: Che Errore Esportare la Democrazia | Movimento Libertario 2015). Il regista del discusso film American sniper sulla vita di un cecchino americano in Iraq ha dichiarato che forse era meglio tenersi Saddam Hussein e Muammar Gheddafi. Il caos nel Medio Oriente non è un errore imprevisto, ma la conseguenza attesa e auspicata di interventi politici e militari. Si doveva capire quanto fosse ridicolo esportare la democrazia in zone dove l’endogamia prevale da sempre.

 

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