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L´Opinione di Cevolani

Pubblicato il 17 Nov 2022

 

L’Ue è in fibrillazione e la Nato in stato di allerta per il missile che nella serata del 15 novembre è caduto in Polonia a Przewodow, un villaggio a 10 chilometri dal confine, provocando due morti dopo la pioggia di oltre 100 razzi russi che si è abbattuta nel pomeriggio sull’Ucraina. Secondo fonti dell’amministrazione Usa, il missile che ha colpito il territorio polacco presso il confine con l’Ucraina in base a valutazioni preliminari era stato lanciato dalle forze ucraine per intercettare un missile russo durante i multipli attacchi in arrivo ieri dalla Federazione russa. Lo riporta AP (Associated Press), citando tre funzionari dell’amministrazione e rafforzando le dichiarazioni del presidente Joe Biden che al vertice G20 di Bali ha definito improbabile che la Polonia sia stata colpita da un missile sparato dalla Russia. Appare infatti sempre più probabile, che si tratti di missili antimissile di fabbricazione russa del tipo S300 sparati dalla contraerea ucraina per fermare un attacco russo contro le proprie infrastrutture elettriche. Il premier polacco Duda nella mattina di oggi ha affermato che si è trattato di uno «sfortunato incidente».

Due settimane fa ha fatto scalpore e destato viva preoccupazione,  la notizia  del missile russo abbattuto il 31 ottobre c.a. dai sistemi di difesa ucraini precipitato nel villaggio di Naslavcea, situato nel distretto di Ocnița nel nord della Moldova, non lontano dal confine ucraino.  A Kiev si teme un golpe nella confinante  ex repubblica sovietica, e un’ escalation come nel Donbass che coinvolgerebbe  la regione separatista filorussa della Transnistria.

Questa guerra assurda tra Ucraina e Russia ci ha ormai abituati a fare  ragionamenti per assurdo (in latino reductio per absurdum), un tipo di  argomentazione logica nella quale, muovendo dalla negazione della tesi che si intende sostenere  si giunge a una conclusione incoerente e contraddittoria. Per Mosca ad esempio, la guerra in corso non esiste essendo una semplice operazione speciale. Ma se per assurdo non fosse una semplice operazione speciale allora potrebbero cadere missili al di fuori dei confini dell’Ucraina, nella fattispecie in Polonia e Moldova. E poichè invece i missili cadono anche in Polonia e Moldova, allora viene smentita le tesi dell’operazione speciale e la guerra ucraino-russa esiste.  Questo ragionamento, a prima vista poco convincente perchè contorto, è un metodo logico indiretto a cui non solo l’uomo di scienza fa spesso ricorso nelle sue argomentazioni per dimostrare una qualsiasi tesi anche al di fuori dell’ambito matematico. Nel linguaggio corrente, ragionare per assurdo avvicina talvolta alla verità come l’ipotesi, peraltro tutta da verificare, che la caduta di missili al di fuori del campo di battaglia possa essere opera di fanatici (i cosidetti falchi) che operano in centri di potere non solo della Russia e dell’Ucraina proprio con l’intento di provocare un’escalation del conflitto. È infatti sempre più evidente che in entrambe le parti in conflitto c’è chi non vuole la fine della guerra in corso e certe coincidenze come la pioggia di missili proprio in occasione del vertice G20 di Bali appare perlomeno sospetta.

Guerra energetica

A complicare lo scenario attuale, c’è un’altra guerra nella guerra. Circa un mese fa, il 10 ottobre, più di 80 missili russi hanno colpito l’Ucraina, e alcuni di questi hanno colpito l’infrastruttura energetica causando l’interruzione delle esportazioni di energia elettrica verso la Moldova. Da quella data la Moldova riceve tutta l’elettricità dalla centrale elettrica di Cuciurgan in Transnistria. Ciò è stato possibile perché Moldovagaz ha destinato in più alla centrale elettrica circa 1 milione di metri cubi di gas per produrre l’elettricità necessaria per 24 ore. Fino a quella data, Chisinau acquistava il 30 per cento del suo fabbisogno energetico dall’Ucraina.

L’impianto termoelettrico di Cuciurgan, il più grande impianto termoelettrico  in terra moldava

L’impianto termoelettrico di Cuciurgan si trova nella città di Dnestrovsk ed è attualmente controllato dalle autorità separatiste della Transnistria. La centrale termoelettrica è situata sullariva dell´omonimo bacino idrico, al confine con l’ Ucraina . Il complesso fu messo in funzione il 26 settembre 1964 e il suo proprietario, RAO EAS, è la più grande azienda elettrica russa fondata nel 1992 che fornisce il 70% dell’elettricità e il 33% di calore a tutta la Russia e dà lavoro a circa 400 mila persone. Si tratta di un colosso energetico con più di 43 mila linee di trasmissione a 220kV. Fino ad aprile 2017, l’impianto di Cugiurgan ha fornito ca. 75% del fabbisogno elettrico della Moldova.  È stata privatizzato nel 2004 dalle autorità della Transnistria, ma la Moldova non riconosce questa privatizzazione, appartenendo la Transnistria de iure alla Moldova.

Proprio per non far mancare nulla sul tavolo dei problemi, il problema all’ordine del giorno in Moldova è la “guerra del gas”, delle tariffe che continuano ad aumentare, della rivolta della popolazione, e della comunicazione con la gente per far conoscere quanto conta l’economia quando si parla del problema del gas. Moldovagaz ha negoziato un contratto senza condizioni con Gazprom per estinguere il debito di 720 milioni accumulato prima del 2015 mentre nel periodo 2015-2021, compreso il 2021, non risultano debiti correnti presso Moldovagaz. Si tratta di un debito storico elevato che nella bozza di accordo con il colosso russo della Gasprom copre anche quello della compagnia Tiraspoltransgaz, che opera   per la regione della Transnistria e che la repubblica secessionista deve assumerselo con tutti gli interessi. Recentemente le autorità di Tiraspol si sono mostrate disposte a pagare l’intero debito e sono in corso trattative per liquidare alla Gasprom un conto in sospeso che non appare alla portata delle casse della Tiraspoltransgaz.

Da quanto precede è fin troppo facile ammettere che un problema irrisolto come la guerra russo-ucraina, ne trascina altri non meno drammatici e questo, parafrasando Abramo Lincoln, ci fa concludere che: “…Non c’è niente di buono nella guerra, eccetto la sua fine”.

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