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Fabio Desideri in intervista

Pubblicato il 04 Nov 2022

LE IMPRESE ITALIANE VOCATE ALLA INTERNAZIONALIZZAZIONE E ALLE SFIDE DEL MERCATO GLOBALE HANNO BISOGNO DI UN SOSTEGNO ANCHE DALLA POLITICA

 

 

Incontriamo Fabio Desideri, 61anni, presidente di Confimprese World, federazione di piccole e medie imprese italiane, particolarmente attive e vocate all’internazionalizzazione ed alla competizione nel mercato globale; amministratore di uno dei primi esempi in Italia di hub-business center privato per lo sviluppo delle PMI nei mercati internazionali; già sindaco di uno dei più grandi comuni della provincia di Roma; è stato anche presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza e Criminalità della Regione Lazio, nonché consigliere regionale del Lazio.

Insomma presidente, dopo il periodo universitario una vita tra professione, politica ed imprenditoria. Progetti per il futuro?

Bella domanda. Se potessi essere un pochino spiritoso direi turismo internazionale, mare, itinerari culturali e gastronomici. Immagino però che questa non sia la risposta che si attendeva, quindi dovrò essere inevitabilmente più serio.

Sono particolarmente impegnato a capire prospettive, ruolo e sviluppi della regione Lazio nei prossimi 5 anni. Come Lei ben sa in Italia si sono appena tenute le elezioni politiche e c’è un nuovo governo guidato dal presidente Giorgia Meloni. Entro la prossima primavera cinque regioni italiane rinnoveranno i propri parlamenti regionali, tra cui Lazio e Lombardia, siamo insomma in un periodo di grandi trasformazioni. Con queste premesse, nei prossimi cinque anni la Regione Lazio vedrà verificarsi – oltre alla ordinaria amministrazione – eventi e situazioni straordinarie: il Giubileo del 2025, l’attuazione delle opere previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la chiusura del Ciclo dei Rifiuti, la ristrutturazione di tutto il waterfront della costa laziale con l’implementazione del porto di Civitavecchia (già oggi l’hub marittimo più importante del Mediterraneo), la trasformazione del resto del sistema portuale e balneare regionale, la realizzazione del nuovo stadio di calcio dell’A.S. Roma che comporterà conseguentemente l’ammodernamento del quadrante sud-est della Capitale, tutte le iniziative e le attività correlate alla candidatura di Roma Capitale ad Expo 2030, non trascurando la manutenzione stradale che ha – nel periodo indicato – oltre 130 milioni di euro di investimenti previsti e finanziati, rispetto ai 470 milioni impegnati, fino al 2034, nello stesso ambito. Mi fermo qui, ma non sono le uniche cose previste e finanziate da fare nei prossimi cinque anni nella regione di Roma Capitale.

 

Un quadro decisamente interessante e complesso allo stesso tempo. Con queste prospettive, dott. Desideri, la Regione Lazio diventa anche una priorità per il nuovo Governo Italiano?

La concomitanza di tutte queste situazioni creano una condizione più unica che rara nella Regione Lazio. Le procedure, i tempi di realizzazione di tali opere, la disponibilità limitata nel tempo dei fondi necessari, la vicinanza dei tempi degli eventi e tante altre concause fanno sì che, inevitabilmente, il nuovo presidente della Giunta Regionale, nonché il nuovo Consiglio Regionale, debbano ricercare ed attuare grandi sinergie con il Governo Nazionale ed i due rami del Parlamento Italiano; tutto ciò è particolarmente necessario sia nell’interesse dei cittadini, sia al fine di rispettare i tempi di realizzazione e di completamento delle opere previste. Questa è una sfida che per essere vinta deve avere alla base una grandissima interazione tra i diversi mondi interessati a tali trasformazioni, quindi tra: istituzioni, cittadini, associazioni di categoria, sindacati, mondi imprenditoriali, rappresentanti delle professioni etc… Solo una grande volontà comune e condivisa può far sì che queste grandi opportunità diventino un forte volano di trasformazione e miglioramento della qualità della vita dei cittadini del Lazio e dei turisti che visiteranno il nostro territorio.

 

Presidente, il turismo e la Regione Lazio sono sempre più un binomio imprescindibile, ci faccia capire meglio cosa è più urgente per questo settore vitale nell’economia regionale.

 

Il turismo è la principale industria del nostro territorio. Necessita però di importanti iniezioni di “supporto amministrativo”, diciamo così. Intendo dire che i dieci anni appena trascorsi si sono caratterizzati come un periodo di scelte rinviate e/o ritardate che hanno inciso negativamente su un settore già provato da enormi pressioni derivanti in modo importante anche dalla pandemia di Covid 19. La mobilità interna, tra le tante urgenze non rinviabili per il turismo, è forse quella più pressante ed è il problema più urgente da affrontare per il turismo nella nostra Regione. Non è più rinviabile rendere più facili gli spostamenti, soprattutto dall’hub portuale di Civitavecchia, dall’aeroporto di Fiumicino, dalle stazioni ferroviarie ed in particolare dai terminali delle linee a grande velocità, oggi per lo più attestate a Roma Termini, dalle altre quattro province (Rieti, Viterbo, Frosinone e Latina). Bisogna, inoltre, affrontare e risolvere il problema dei grandi bus turistici, della loro attestazione e del loro accedere sia al centro storico della capitale, nonché nei vicini centri storici dei comuni dell’hinterland, nonché alle altre quattro province del territorio regionale oggi per lo più escluse dai grandi flussi turistici organizzati; situazione incomprensibile e completamente differente rispetto a quanto accade in altre capitali europee. Insomma serve un nuovo piano, snello ed efficace, per semplificare la mobilità nel territorio regionale, la quale deve essere resa compatibile con le esigenze di chi lavora e trasporta merci e prodotti, con le esigenze di mobilità privata e con chi – per varie ragioni – opera in tale ambito, non tralasciando la mobilità elettrica ed i nuovi strumenti presenti nelle grandi città.

 

Dottor Desideri, affrontare con Lei questi temi richiede molto spazio che suddivideremo in diversi momenti. Risponda, se può, ad un’ultima domanda: circola voce che dopo oltre 12 anni di lontananza dalla politica regionale e nazionale lei possa tornare “in campo”, ci dice se questo corrisponde alla realtà?

 

Chissà perché questa domanda un po’ birichina da Lei me l’aspettavo.

Proverò a risponderle. Il problema non è se tornare in campo o meno. Bensì capire se una legislatura di grandi opportunità sul piano regionale, come quella che tutti noi cittadini del Lazio ci accingiamo a vivere, possa avere una sinergia tra il mondo della politica – nel suo complesso – e le varie “articolazioni” presenti nella società civile, al fine di rendere maggiormente collaborative istituzioni e cittadini con l’obiettivo di far sì che queste grandi opportunità, cui ho in precedenza fatto cenno, creino una bella realtà di riqualificazione e ammodernamento di un territorio importante come quello della nostra regione. Se questa esigenza diventerà un “idem sentire” tra la politica e la società civile, allora si potrebbero creare le condizioni per la partecipazione concreta di tante donne e tanti uomini in grado di aggiungere conoscenze, competenze ed esperienze di cui una legislatura come la prossima – a mio giudizio – non può prescindere. Se la politica dimostrerà di avere tale disponibilità, allora credo che ognuno di noi debba essere pronto a fare la sua parte, se richiesta.

 

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