Venezia, 34enne moldava si suicida: marito accusato di istigazione
Una donna moldava di 34 anni, che viveva con il marito nella provincia di Venezia, si è suicidata gettandosi sotto un treno durante una videochiamata con la figlia, all’epoca adolescente di 17 anni
Il drammatico evento è avvenuto nel giugno 2021 ma i dettagli di questa tragedia sono venuti alla luce solo ieri, nel corso di un processo che si sta svolgendo presso il Tribunale di Venezia.

Polizia sui binari
Le accuse mosse dalla Procura di Venezia sono contro il marito della donna, un uomo moldavo di 40 anni.
Nello specifico, il pubblico ministero Giorgio Gava sostiene che l’imputato avrebbe spinto la moglie al suicidio perché violento con lei.
Secondo la testimonianza resa in tribunale dalle sorelle della vittima, ma anche dalla figlia, che oggi ha 19 anni, queste violenze andavano avanti da anni, e alla fine la donna moldava si è tolta la vita.
Nella prima udienza del tribunale, avvenuta martedì 26 settembre 2023, la prima testimonianza è stata resa dalla sorella maggiore della 34enne.
La donna ha riferito che il marito di sua sorella era spesso ubriaco e picchiava la moglie per futili motivi. Ha inoltre spiegato davanti al giudice che la figlia della vittima le ha raccontato che, prima di morire, sua madre avrebbe detto le seguenti parole: “Mi ucciderò, sono stanca di essere picchiata!”
Secondo quanto testimoniato durante il processo, i coniugi moldavi vivevano in Italia da circa 4-5 anni in case abbandonate e trascorrevano il tempo consumando alcol.
La sorella maggiore della vittima ha inoltre affermato che quest’ultima le aveva confessato più volte di essere stata picchiata dal marito.
Tuttavia, non ha mai sporto denuncia alla polizia e non si è mai recata al pronto soccorso per ricevere cure mediche.
“L’ha picchiata con pugni e piedi, ma anche con una mazza e ho visto i lividi… Le ho chiesto più volte di venire a vivere con me, ma non voleva nemmeno sentirlo”.
L’altra sorella ha fornito la stessa versione dei fatti, ma con molti meno dettagli perché non parlava spesso con la 34enne.
Quella più dolorosa e drammatica è stata invece la testimonianza della figlia, che ha dovuto rievocare il tragico momento in cui sua madre è stata investita da un treno durante una videochiamata.
Tutto questo, davanti al padre, che era in aula come imputato.
Inizialmente, la giovane si è limitata a dichiarare che, la notte della tragedia, sua madre ripeteva di essere stufa, senza alcun riferimento alle violenze da parte del marito, padre della ragazza, alle quali lei non avrebbe assistito perché ressidente in Moldova.
Interrogata dal pubblico ministero su quanto discusso nel dettaglio con la madre, la figlia ha però ricordato che quest’ultima le aveva raccontato di essere stata picchiata dal maritio proprio quel giorno.
“Diceva di voler morire. Litigavano perché lei era ubriaca quando papà tornava a casa dal lavoro. Una volta ho visto anche i lividi delle percosse sul viso di mia madre”.
I legali del moldavo, Simone Zancani e Leonardo De Luca, hanno provato a evidenziare alcune contraddizioni emerse dalle diverse testimonianze, delineando il ritratto dell’imputato come un gran lavoratore, costretto più volte a trasferirsi all’estero per garantire il mantenimento dei quattro figli.
I legali hanno ricordato un episodio accaduto nel 2017, quando la vittima, che allora viveva ancora nella Repubblica di Moldova, si presentò all’attenzione dei media per aver abbandonato i figli, evento dal quale emerse che la donna abusava di sostanze alcoliche. sostanze e per la quale è stata condannata per abbandono di minore.
Il giudice Stefano Manduzio ha poi respinto come prova da parte dell’accusa, perchè ritenuta irrilevante, la presentazione di tutta una serie di messaggi tra la vittima e la figlia, a cui la sorella maggiore aveva fatto riferimento in apertura d’udienza.
Il processo proseguirà il 3 ottobre con la citazione dei testimoni da parte della difesa. Se verrà giudicato colpevole, il moldavo rischia una pena detentiva tra i 12 ei 24 anni.