L’uomo delle tre “M”: Modena, Moldavia, muscoli. Ivan Virlan ai piedi della Ghirlandina è diventato un punto fermo della Nazionale azzurra di braccio di ferro. Una disciplina in cui la passione conta ancora più del denaro. Gli incontri possono durare pochi secondi, ma dietro ci sono mesi d’allenamento.
UN 2014 DA INCORNICIARE
Il suo anno agonistico s’è concluso con diversi podi, tra cui spicca il secondo posto di Martigny nello Swiss Open. Nel braccio di ferro o “armwrestling” si compete secondo categorie di peso, come nella boxe. Il valore di Ivan alla bilancia era di 80 kg, ma il campione è stato inserito invece nella categoria superiore. Il modenese d’acquisizione non ne fa un dramma e, incontro dopo incontro, dimostra di essere competitivo fino a conquistare l’argento in azzurro. In quella gara «avrebbe tranquillamente vinto gli 80 kg», come spiega Claudio Rizza, presidente della Sezione braccio di ferro Italia. A febbraio era stato secondo in un altro torneo internazionale, il Supermatch, in cui c’erano trenta partecipanti di tutta Europa.
IDEE CHIARE
Ivan Virlan nasce il 9 febbraio del 1989 a Ialoveni, capoluogo dell’omonimo distretto moldavo. Sin da piccolo gli piace lo sport. In particolare, apprezza due discipline: boxe e braccio di ferro.
«Non so spiegare perché – racconta – ma è sempre stato così. Nel pugilato ho vinto la “Coppa Chisinau”, dal nome del torneo che si svolge nella capitale. Anche da piccolo ero molto robusto: pesavo già 60kg». Non ha ancora compiuto 17 anni quando inizia a confrontarsi nel braccio di ferro. È il 2005. Veste la maglia della Nazionale moldava e tre anni dopo si trasferisce a Modena con la moglie.
«Era l’estate del 2008 – ricorda Ivan – lei era venuta qui e l’ho seguita per cercare insieme una vita nuova». Della città apprezza subito il verde. «Ci sono tanti parchi, è molto bello. All’inizio però è stato difficile l’impatto con il centro: non si può entrare in auto e sembra che ci siano gli edifici che ti cadano addosso». Adesso vive a Modena, ma lavora a Roteglia come falegname.
IL MITO? IL “VERO” STALLONE
Il primo incontro nel nostro territorio avviene l’anno dopo, a Nonantola. Da allora inizierà la sua escalation che lo porterà a essere tra i più forti del panorama italiano e internazionale. Quest’anno ha sfidato con successo Massimo De Pasquale, allora numero due della classifica tricolore, nella categoria 75kg. «Avevo perso molto peso – riprende Ivan – ora punto a competere con successo negli 85 kg il prossimo anno». Alla domanda quale sia il suo atleta di riferimento il moldavo geminiano non ha dubbi: John Brzenk. Cinquant’anni, dell’Illinois, per il Guinness World Records è il più grande di tutti i tempi. Nel 1987 Sylvester Stallone gli ha tributato il film “Over the top”, in cui il protagonista supera ogni limite per conquistare torneo e fiducia del figlio. «Alla fine ha vinto un vero camion», riconosce il suo “allievo” modenese.
Destino diverso per gli atleti nel nostro Paese. «Ti danno le coppe e le medaglie, poi stop. Se non hai lo sponsor ti devi pagare tutto tu, dalle iscrizioni alle trasferte».
ALLENAMENTO? UN ELASTICO
Pochi soldi, tanta passione dunque. «A Modena non ci sono scuole – ricorda Ivan – la più vicina è a Mantova. Per allenarsi può andare bene anche un elastico per indurire i muscoli». Si potrebbe pensare che il suo sport sia tutto un fatto di forza. «Invece viene per ultima, prima c’è la tecnica e la velocità. Come tecnica adopero quella del gancio, simile al pugilato. Ci sono anche il “top roll” e il ponte». Durante gli incontri occorre anche prontezza di riflessi perché «devi reagire subito». Un altro suggerimento è non concentrarsi sugli occhi degli avversari. «Ti distrai e ti batte». L’ingrediente magico è la passione, il resto vien da sé.
FONTE: Gazzetta di Modena