Esercitazioni Dragon Pioneer: gli Usa inviano 200 militari in Moldova
Manifestanti anti-Nato bloccano l’accesso dei veicoli statunitensi nei pressi di Chisinau
Duecento militari statunitensi sono arrivati in Moldova per le operazioni congiunte che si svolgeranno con il contingente nazionale: si tratterà di operazioni di soccorso medico e di addestramento base che si terranno per due settimane, fino al 20 maggio, nel territorio moldavo in occasione di una esercitazione Nato che prende il nome di Dragon Pioneer 2016.
Tutte attività che, come ha chiarito l’ambasciata americana a Chisinau, saranno condotte dal contingente Usa assieme ai peacekeeper internazionali e alle 165 unità moldave che avranno come obiettivo il miglioramento delle capacità di cooperazione tra le forze armate e che segnano l’ennesima apertura del paese a Occidente. L’accordo con la Nato per il programma di pace è stato stipulato nel 1994, e – nonostante secondo la costituzione sia di fatto vietato il dislocamento di forze straniere sul territorio nazionale, in quanto il paese si professa come neutrale – le esercitazioni si svolgono ormai con cadenza periodica: quest’anno le forze Usa sono arrivate con blindati e tank che, però, non sono stati accolti in maniera tranquilla, sebbene si tratti di manovre dal valore puramente simbolico.
L’opinione pubblica è in parte contraria all’ingresso della Moldova nella Nato (meno del 20% secondo un recente sondaggio è favorevole all’adesione al Patto Atlantico) e l’arrivo delle truppe è stato accolto da un sit in di protesta per la scelta del Governo di Pavel Filip di partecipare alle esercitazioni. Un gruppo di residenti ha bloccato alle porte della capitale l’accesso dei mezzi statunitensi provenienti dalla Romania (il paese che per identità culturale è anche il più vicino alla Moldova) e sono già state annunciate manifestazioni permanenti organizzate dai partiti filo-sovietici (con il Psrm in testa) per ribadire l’importanza di una alleanza con la Russia che lamenta continue “prove di forza” dell’Allenaza Atlantica nell’Europa Orientale. La situazione è estremamente delicata in tutta l’area soprattutto dopo l’annessione della penisola di Crimea che Mosca ha messo in atto in maniera unilaterale ormai due anni fa, scatenando la crisi ucraina.
“Tenere delle esercitazioni guidate dalla Nato in Moldova e mettere in mostra nuove tecnologie dell’Alleanza nella piazza principale di Chisinau in concomitanza con la Giornata della vittoria, come pianificato dal ministero della Difesa, è uno schiaffo pesante alla Costituzione, che sancisce la nostra neutralità”, ha detto il leader del Psrm, Igor Dodon, in corsa per le prossime presidenziali. “Si tratta di un pesante schiaffo anche al parlamento nazionale che ha recentemente approvato una dichiarazione sulla sovranità e la neutralità”.
La scelta è stata tuttavia difesa del ministro della Difesa moldavo Anatol Salaru: “Ho colto questa opportunità sorta dalla loro permanenza in Moldova e li ho invitati a prendere parte alla commemorazione”, ha detto Salaru, riferendosi al fatto che le esercitazioni si svolgeranno anche il 9 maggio, Giornata della vittoria.
Le tensioni provocate dall’esercitazione DRagon Pioneer confermano il fatto che la Moldova rimane un terreno di scontro tra la Russia e gli Stati Uniti con particolare riferimento alla regione separatista filo-russa della Transnistria, a est del paese, dove sono attualmente di stanza 1.500 militari russi dal 1992 quando fu sancito il cessate il fuoco. Una presenza, quella russa a est del fiume Nistro che è osteggiata non solo da Chisinau, ma anche dalla stessa Nato e dall’Ocse.