Ora vige il mistero delle auto radiate per demolizione. Quello che per la legge è un rifiuto per il mercato nero è un’ottima fonte di guadagno
È il grande business delle cosche criminali e delle tante rotte dei veicoli che, dopo esser stati smembrati, viaggia verso nuove spiagge.
Sono tre le aree più inclini fra tutte: Africa, Balcani e Asia.
E’ uso di molti immatricolare auto di lusso all’Estero per poter sfuggire alle tasse e alle multe a questo si deve aggiungere anche il traffico delle auto radiate per demolizione.
Secondo il Codice della Strada, il proprietario di un veicolo che decide di riconsegnare la targa al P.r.a. o alla Motorizzazione Civile, ha anche l’obbligo di indicare il destino della quattro ruote.
Che possa essere sia esportazione o distruzione. Nel secondo caso, il mezzo può ufficialmente un rifiuto “speciale” e come tale deve essere smaltito.
Il costo dell’operazione va a carico del titolare. Un compito che non tutti sono in grado di sostenere, specie in tempo di crisi.
Ed infatti, invece che pagare per distruggere, c’è chi preferisce rivendere per guadagnare. Sono sempre di più gli italiani che scelgono di indirizzare l’autovettura al mercato nero.
Coloro che si occupano di essere intermediari sono i meccanici di fiducia per questi lavori. Secondo il dossier Aci (Automobile Club d’Italia) le auto vengono esportate oltre i confini dell’UE per poi essere rivendute.
Se la rivendita del rottame in Africa o nei Paesi dell’Est come Romania, Bulgaria o Moldavia è un lavoro che viene gestito dalla microcriminalità, la rivendita dei materiali di scarto delle auto, come gli pneumatici o plastica, è un lavoro di cui si occupano i pesci grossi della malavita.
La pratica che è presente ultimamente vede effettuare il “saccheggio” dei pezzi dai veicoli radiati direttamente in Italia.