La Corte Costituzionale considera l’utilizzo del russo in Moldova inutile
La reazione di Igor Dodon alla decisione della Corte Costituzionale in merito all’utilizzo della lingua russa quale lingua di comunicazione interetnica non si è lasciata attendere
La Corte Costituzionale si è espressa in merito all’utilizzo della lingua russa quale lingua di comunicazione interetnica.

Igor Dodon
La richiesta alla Corte è giunta dai liberali, i quali hanno notato come l’utilizzo del russo era sancito da una legge del 1989, ritenuta obsoleta in quanto partiva dal presupposto che la Moldova facesse parte dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS).
La Corte Costituzionale ha dato loro ragione, affermando che la traduzione dei documenti pubblici in russo non può più essere un obbligo.
Violenta la reazione del presidente socialista Igor Dodon, il quale accusa senza mezzi termini la Corte Costituzionale di essere formata da stranieri che intervengono con decisioni politiche sul destino della Moldova.
Secondo il presidente negare la lingua russa come lingua interetnica in Moldova vuol dire negare la storia stessa della Repubblica, sconfessarne le origini e dimenticarne gli albori. E si scaglia contro il Partito Liberale, reo di aver fatto un danno enorme agli equilibri del paese, nel tentativo di acquisire un po’ di visibilità.