Un avvocato, un terapeuta e tre specialisti in psicologia forniranno assistenza alle donne in difficoltà. Le vittime di violenza o abusi in Italia potranno chiamare il +393518217270 per parlare dei loro problemi. I volontari le guideranno poi sui passi da intraprendere
Il progetto è stato lanciato il 28 gennaio, e le beneficiarie non hanno tardato ad apparire, in Italia le donne moldave sono in cima alla lista delle immigrate vittime di violenza.
In Italia, le straniere sono vittime di violenza nella stessa misura delle donne italiane (31,3% e 31,5%), secondo le statistiche ufficiali. La violenza fisica è più diffusa tra gli stranieri (25,7% contro 19,6%), mentre la violenza sessuale tra gli italiani (21,5% contro 16,2%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più spesso violenze. A differenza delle donne italiane, le immigrate sono per lo più aggredite da partner o ex partner (20,4% rispetto al 12,9%) e meno da altri uomini.
“Pensavo che solo la mia generazione avesse sperimentato questo”
Lilia Olog era un’insegnante di latino e psicologia, e dal 2001 si è stabilita con la sua famiglia in Italia, dove ha svolto decine di lavori (pulizie, badante, babysitter, riabilitazione per alcolisti e tossicodipendenti in ospedale).
Nel suo primo matrimonio, quando era in Moldova, è stata anche vittima di violenza domestica. Lavorava in una scuola superiore e andava a lezione con gli occhiali da sole per nascondere i lividi sotto gli occhi e indossava abiti a maniche lunghe per coprire i segni dei colpi sul corpo. Col tempo, le botte venivano inferte in punti meno visibili, nella regione delle tempie o nella testa, e la violenza fisica era accompagnata da quella psicologica.
“Se andavo dal parrucchiere, dopo essere tornata a casa, mi lavava la testa, così restavo senza acconciatura. Mi toglieva lo smalto dalle unghie. Mi chiedeva di fare cose che non volevo fare. Dopo il divorzio, ho giurato a me stessa che avrei sempre mantenuto la mia identità. Nessun uomo potrà mai più plasmarmi al suo modello”.
Lilia Olog credeva che le donne si fossero emancipate dalla violenza domestica, che la nuova generazione avesse imparato a essere diversa. Ma quando ha raggiunto la Linea Rossa, ha capito che non era affatto così. La portata del fenomeno l’ha inorridita.