Oggi, mercoledì 12 aprile 2017, si rinnova l’appuntamento con la Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi. Obiettivo dell’evento- ormai alla sua sesta edizione ed organizzato dall’Associazione ALT – è quello di sensibilizzare sulle malattie cardiovascolari che, in un caso su 3 possono essere evitate. I Paesi dell’Est e quelli del Centro Europa, quelli in cui tali patologie hanno maggiore influenza
In Europa, sono ben 85 milioni le persone affette da una malattia cardiovascolare quali, ad esempio, infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco o trombosi. A testimoniarlo, le statistiche europee cardiovascolari pubblicate da EHN – European Heart Network che mettono in evidenza come, le patologie legate al cuore e ai vasi sanguigni, siano in costante aumento.
In Europa, i Paesi che registrano un più alto numero di casi, sono quelli dell’Est e del Centro Europa. Alla base delle malattie cardiovascolari, una molteplicità di cause da ricondurre a diversi fattori. A giocare un ruolo decisivo nel manifestarsi di tali patologie, i cattivi stili di vita, abitudini sbagliate, sovrappeso, sedentarietà, colesterolo e patologie quali l’ipertensione e il diabete.
A gettare luce sull’importante tema, la Giornata Nazionale per la Lotta alla Trombosi celebratosi oggi, evento ormai giunto al suo sesto anno consecutivo e organizzato da ALT, Associazione Onlus per la Lotta alla Trombosi e alle Malattie Cardiovascolari. Un’intera giornata per portare sotto gli occhi dell’opinione pubblica, una serie di malattie pericolose, invalidanti e spesso mortali che, servendosi della scienza e attuando buone pratiche di prevenzione, in un caso su tre potrebbero essere evitate.
Problemi, quelli cardiovascolari, che generano ripercussioni negative anche sui costi che il servizio sanitario è chiamato a sostenere a causa del bisogno di assistenza, dell’aumento di ricoveri e della necessità di riabilitazione. Costi che, solo in Europa, si aggirano intorno ai 210 miliardi di euro, pari al 33% del budget dell’UE per il 2017.
Nonostante le donne siano state ritenute per anni meno esposte al rischio di infarto e di ictus cerebrale, stando a quanto recentemente osservato, sarebbero ora più colpite rispetto al passato e perderebbero la vita molto più frequentemente rispetto agli uomini.