Leggi e Costituzione: “lingua moldava” sarà sostituita da “lingua rumena”
Le parole “lingua moldava” saranno sostituite da “lingua rumena” nei testi legislativi e, anche nella Costituzione
Un disegno di legge in tal senso, redatto da un gruppo di deputati del partito PAS al governo, è stato approvato giovedì in prima lettura.

Parlamento
Il titolo completo della bozza è “Sull’attuazione delle considerazioni di alcune sentenze della Corte costituzionale (CC)”. Gli autori fanno riferimento a tre sentenze della Corte costituzionale, di cui una del 5 dicembre 2013. Secondo questo documento, la lingua di stato della Repubblica moldava è il rumeno, come stabilito nella Dichiarazione di indipendenza, che, secondo il CC, ha la precedenza sulla Costituzione.
Tenuto conto del fatto che “gli atti della Corte costituzionale, che interpretano i testi costituzionali, hanno forza di legge e sono vincolanti”, gli autori propongono di sostituire nel testo delle leggi le parole “lingua moldava” con “lingua rumena”.
“Al fine di attuare la presente legge, entro 30 giorni dalla data della sua entrata in vigore, l’Agenzia per le risorse di informazione giuridica assicura nel registro statale degli atti giuridici l’introduzione delle modifiche risultanti dalla presente legge in tutta la legislazione moldava, compresa la Costituzione”, si legge nel documento.
Il disegno di legge ha suscitato serie critiche da parte del Blocco dei comunisti e dei socialisti (BCS) all’opposizione. C’è stata una piccola colluttazione tra i rappresentanti del governo e l’opposizione.
Secondo la Costituzione, gli emendamenti alla Legge fondamentale possono essere approvati con “i due terzi dei voti dei deputati” “non prima di sei mesi dalla registrazione del relativo disegno di legge e solo con esito positivo del CC”. Sempre secondo la Costituzione, “la Costituzione non può essere rivista durante lo stato di emergenza, d’assedio o in caso di legge marziale”.
Tuttavia, i deputati del partito PAS hanno affermato che queste disposizioni sono valide in caso di modifiche costituzionali. A loro avviso, si tratta di una decisione “tecnica” per allineare la Costituzione alla decisione della Corte costituzionale. Questa disposizione, a detta loro, era già in vigore, ma formalmente tutti gli atti devono essere rettificati, secondo la sentenza della Corte costituzionale.