Il racconto della moglie di Igor Ciofu, ucciso durante la sparatoria all’aeroporto di Chisinau
“Mi hanno detto: purtroppo Igor Ciofu è morto. È morto dando la vita per proteggere alcuni passeggeri, è un eroe. Ho iniziato a piangere”
Diana Ciofu, la moglie della guardia giurata uccisa all’aeroporto di Chisinau, dopo l’attacco del 30 giugno, ha raccontato, durante l’intervista con Adrian Prodan, i momenti di orrore che lei e i suoi figli hanno vissuto quando hanno scoperto che l’uomo era stato colpito.

Diana Ciofu
“Mio marito la mattina è uscito per andare al lavoro, come al solito, ha baciato tutti, ci ha salutati. Lui era così, quando andava a lavoro, ci baciava sempre”, queste le parole strazianti di Diana.
L’ultima conversazione telefonica con il marito è stata alle 16:55: “Alle 17:00 mi sono ricordata che volevo dirgli una cosa, già non rispondeva più. Pensavo fosse occupato. Ero in città, a casa, con il mio piccolo. La più grande era andata a fare una passeggiata con un collega, mi ha chiamato e mi ha chiesto se avessi saputo cosa stava succedendo all’aeroporto. Si trovava in centro e ha visto macchine della polizia e forze speciali che si recavano all’aeroporto. Mi ha riferito che avevano sparato a 2 persone. Si sapeva già che uno dei due era Sergiu Munteanu. Ho iniziato a preoccuparmi, non mi rispondeva, in mezz’ora ho fatto 15 telefonate. Mi sono davvero spaventata. Non sapevo chi chiamare, non avevo nessun numero dei colleghi. Ho chiamato mia sorella, una cugina, ho chiamato l’aeroporto, mi hanno detto che non avevano informazioni, mi hanno dato il numero della Polizia. Ho chiesto loro se mio marito stessebene. Mi hanno detto che nonpotevano rispondere”.
Diana ha quindi ha deciso di raggiungere l’aeroporto, in taxi: Quando sono uscita di casa mi hanno chiamato alcuni parenti. Anche la madre di Igor mi chiamava continuamente, gridando nel ricevitore che avevamo un morto in casa. Le ho chiesto: “Mamma, perché mi spaventi? Non è vero, non può essere vero. Lo scoprirò”.
Dopo mia suocera, mi ha chiamato un altro parente: “Dianușca, sii forte, Igoraș è ferito ed è in ospedale. Sii forte, Igoras è stato colpito”. Ho iniziato a piangere forte. Non riuscivo a controllarmi, continuavo a dirmi “Dio, non è vero”. Il mio cuore però lo sapeva già”.
Sulla strada per l’aeroporto, Diana ha ricevuto una chiamata. “‘Signora Diana, dove è?’ Dobbiamo parlarle”. Non riuscivo a controllarmi, ho iniziato a piangere nel taxi. All’aeroporto mi aspettavano medici e psicologi, tutti. Quando li ho visti, ho capito di non avere più speranza. Mi hanno portato nella sala VIP e mi hanno detto: purtroppo Igor Ciofu è morto. È morto dando la vita per proteggere alcuni passeggeri, è un eroe. Ho iniziato a gridare, urlare, non sapevo come affrontare questa cosa. Mi hanno fatto un’iniezione. La mia anima urlava di dolore”.
Diana ha chiesto di vedere il corpo del marito, non riusciva a credere fosse morto. Le risposero che non era possibile, perché la Polizia stava indagando sulla scena: “Mentre ero lì, lui giaceva in una pozza di sangue. Non mi hanno permesso di vederlo. Poi mi hanno scortato a casa, dove c’era il bambino di 5 anni”.